BANCA NUOVA (BANCA POPOLARE DI VICENZA) E I SERVIZI SEGRETI

Silenziato chiunque tocchi Gianni De Gennaro e i servizi segreti. Dalla condanna di Massimo Ciancimino allo scandalo sui conti riservati dei servizi subito stroncato 

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Foto: Dagospia

Mentre tutta l’Italia era distratta a discutere e discernere sulla morte di Salvatore Riina (il capo dei capi dei pupazzi, cioè il nulla) e sui soliti scandali giudiziari che hanno colpito gli eletti siciliani all’ARS (il sequestro di Genovese è l’ultimo della serie iniziata il giorno dopo le votazioni), le vere notizie passavano inosservate. Come sempre, la nostra attenzione viene sapientemente deviata e noi nemmeno ce ne accorgiamo.

Le notizie della settimana scorsa sono state due, anzi tre. Il filo conduttore, i servizi segreti e Gianni De Gennaro: chi tocca i fili muore. Eccole: Continua a leggere

La verità, tutta

Schermata 2017-06-11 alle 11.30.20Giuseppe Graviano dice: “se io sono indagato per la trattativa deve esserlo anche Berlusconi”. Ed è giusto. Ma non è certo solo B. che manca all’appello nel processo sulla trattativa. Spero che questa nuova indagine, di cui Graviano ha avuto notizia, li coinvolga tutti e faccia chiarezza sui ruoli di tutti: Violante, Mancino, Napolitano, De Gennaro, etc etc fino a Berlusconi che era il pupazzo in mano a Dell’Utri ( almeno lui già sotto processo a Palermo insieme a Mori & Co.). Basta leggere i pizzini che Massimo Ciancimino ha consegnato ai pm e le sue dichiarazioni a partire dal fatto che Dell’Utri prese il posto di suo padre nella trattativa (è stato il primo a dirlo). Infatti Dell’Utri è imputato al cosiddetto processo sulla trattativa. Quindi non è che ci voleva molto a capire il resto. Il ruolo di Forza Italia è chiaro, già all’epoca si sapeva che avevano fatto promesse sul 41 bis e che avevano i voti della criminalità organizzata. Continua a leggere

Masi-Ciancimino, i destini incrociati di due processi

aula-tribunale-c-fotogrammaDa: AntimafiaDuemila

Prosegue a Roma il processo per diffamazione ai danni di vari ufficiali dei carabinieri che vede imputati il maresciallo capo Saverio Masi, il luogotenente Salvatore Fiducia, l’avvocato Giorgio Carta e ben otto giornalisti di primo piano: Sandro Ruotolo, Michele Santoro, Dina Lauricella, Walter Molino, Sandra Rizza, Giuseppe Lo Bianco, Antonio Padellaro, Sigfrido Ranucci. Ricordiamo brevemente la vicenda che risale al 2013. Continua a leggere

Quell’appartamento dell’uomo di Narracci nel palazzo di via Ughetti

sagomaIn relazione all’articolo sul funzionario del Sisde/Aisi Lorenzo Narracci “L’uomo delle coincidenze”, da me pubblicato il 19 dicembre su questo blog, sul Fatto Quotidiano di oggi apprendiamo nuovi fatti importantissimi a proposito del covo di via Ughetti dove Nino Gioè e Salvatore La Barbera avevano preso un appartamento in affitto mentre un altro appartamento era stato preso in fitto dal boss Salvatore Benigno.

Avevamo scritto delle strane telefonate di Lorenzo Narracci, allora vice capocentro del Sisde di Palermo, al costruttore del palazzo di cui l’ultima lo stesso giorno in cui fu siglato il contratto per entrambi gli appartamenti e della strana presenza del funzionario del Sisde di Palermo Nunzio Purpura riscontrata dal commissario Bonferraro della DIA che all’epoca svolgeva le indagini che avrebbero portato all’arresto di Gioè e La Barbera.

Sandra Rizza e Giuseppe Lo Bianco, in un articolo dal titolo “Il boss, il killer e l’uomo Sisde nel palazzo dei misteri del ‘93” – leggibile online dagli abbonati e sul cartaceo in edicola -, scrivono: Continua a leggere

L’uomo delle coincidenze

Il commissario Bonferraro della DIA riferisce di strane telefonate del vice capocentro del SISDE  Lorenzo Narracci al costruttore del covo di via Ughetti. Ma a rispondere per calunnia a Caltanissetta è Massimo Ciancimino, il superteste del processo trattativa

sagomaAlla scorsa udienza del processo trattativa è uscito per l’ennesima volta il nome di Lorenzo Narracci, funzionario del Sisde poi AISI il cui soprannome dovrebbe essere “l’uomo delle coincidenze”: il suo nome entra in qualche modo in tutte le inchieste sulle stragi del ’92-’93 dagli anni ’90 a questa parte, anche se lui ne esce sempre indenne e pulito. Recentemente è stato archiviato nell’ultima inchiesta della procura di Caltanissetta che lo aveva indagato per concorso in strage e concorso esterno in associazione mafiosa. La procura nissena lo ha pienamente prosciolto da ogni accusa, mentre più in generale, come emerge dalla requisitoria in corso al processo Borsellino quater, ha stabilito che non ci furono un ruolo dei servizi segreti e partecipazioni esterne a Cosa Nostra nella strage di via D’Amelio (stessa tesi sostenuta anche per la strage di Capaci). Insomma fu solo mafia per la procura nissena… Ma Narracci è stato indagato anche dalla procura di Palermo per la sola parte relativa alle dichiarazioni di Massimo Ciancimino (di cui parleremo in seguito). Anche qui la sua posizione è stata archiviata ma con la motivazione che non si erano trovati adeguati riscontri per procedere con l’esercizio dell’azione penale, mentre per gli altri elementi riguardanti le stragi la competenza era di Caltanissetta. Continua a leggere

Una strana sentenza per indebolire un processo scomodo

Qualche riflessione estemporanea intorno alla sentenza Mannino

schermata-2016-11-04-alle-20-15-55Allora, ricapitoliamo.

1. Mannino chiede l’abbreviato perché su di lui le prove erano più deboli e preferisce da un lato non legare le sue sorti al calderone degli altri imputati sui quali le prove sono molto più forti e dall’altro blindare le prove non permettendo di aggiungerne e formare la prova in dibattimento come nel rito ordinario, facendo il processo come si dice allo stato degli atti.

2. Massimo Ciancimino non pronuncia una sola volta il nome di Mannino nei suoi verbali se non come presente nell’elenco dei nomi che dovevano essere uccisi dopo Lima. Quindi le sue dichiarazioni erano così irrilevanti per la posizione di Mannino, che la difesa dell’ex ministro non le ha prese in considerazione. 

3. Il gup però Continua a leggere

Quegli strani annunci su Matteo Messina Denaro

schermata-2016-10-22-alle-13-01-16E’ da qualche giorno che circolano voci su Matteo Messina Denaro. Oltre i soliti annunci  da parte di politici ed esponenti delle istituzioni sull’imminente cattura e sulla sua rete di protezione che si sarebbe fatta sempre meno fitta, si aggiungono delle novità. Il 16 ottobre il quotidiano Repubblica riportava la notizia che oltre a ROS e SCO (guidato da Renato Cortese, lo stesso che arrestò Provenzano a Montagna dei Cavalli) il governo Renzi ha messo in campo anche l’AISI (il servizio segreto civile ex SISDE) nella ricerca del superlatitante, l’ultimo volto noto di Cosa Nostra ancora libero.

Oggi sempre Repubblica riporta la notizia che un avvocato dei Messina Denaro ha annunciato pubblicamente in aula che il boss trapanese è morto. Continua a leggere

Senza verità non c’è democrazia – analisi di una sconfitta

giornalebordNel leggere i commenti generali di delusione sul risultato del referendum in cui si inveisce contro il popolo bue che non è andato a votare, mi viene in mente una canzone del 1948 in cui ugualmente ce la si prendeva con il popolo italiano per aver sancito la sconfitta del Fronte Democratico Popolare e aver dato l’Italia in mano alla DC alle elezioni politiche del 18 aprile 1948. Cantavano i comunisti delusi:

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L’escussione mancata di Massimo Ciancimino

Anche per il figlio di don Vito, al processo di Firenze, le difese di Riina e Graviano avevano richiesto l’escussione che però non si tenne mai: rigettata. Mentre Vito Ciancimino veniva fatto avvalere della facoltà di non rispondere, preannunciata da una strana istanza dell’avvocato Ghiron.

ciancimino-massimo-web29Nel processo di Firenze stralcio sulle stragi del 1993 (Graviano + 3), le difese di Riina e Graviano chiamarono a testimoniare parecchie personalità delle istituzioni che potessero fare chiarezza sui livelli più alti che erano dietro le stragi e in particolare è noto che citarono anche Vito Ciancimino per ascoltarlo in merito ai contatti con i carabinieri del ROS e alla trattativa Stato-mafia, di cui avevano parlato nel processo principale (Bagarella + 25) Continua a leggere

Quella diretta tv mai concessa

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A fine luglio 1990, uscito dal carcere da pochi giorni dopo l’arresto del giugno, per la doppia scarcerazione della Cassazione (Carnevale) e del GIP di Palermo (Di Lello), Vito Ciancimino fu convocato dalla Commissione Antimafia presieduta da Chiaromonte alla quale aveva chiesto l’audizione come per tutte le Commissioni dal 1975. Allora lui rispose all’Antimafia con la nota richiesta di una diretta televisiva, dichiarando di non volere filtri che distorcessero le sue dichiarazioni e convocò una conferenza stampa che è possibile ascoltare sul sito di Radio Radicale. In quella occasione dichiarò che, come aveva messo per iscritto in un comunicato di risposta a un servizio televisivo della giornalista Bianca Cordaro, “quelli dell’Antimafia sanno perfettamente che con la mia audizione verrebbero processati pezzi dello Stato”. Continua a leggere