“Una riforma penitenziaria nello spirito della legge Gozzini” intervento di Piergiorgio Morosini

piergiorgio morosiniRiporto integralmente la trascrizione dell’intervento del dott. Piergiorgio Morosini tenuto il 18.01.2018 al convegno indetto dall’Associazione Vittorio Bachelet dal titolo
“Giustizia ed esecuzione della pena: luci e ombre di una legislatura”. Il dott. Morosini è consigliere del CSM ed è stato giudice a Palermo. E’ stato il GUP che ha disposto i rinvii a giudizio del processo sulla cosiddetta trattativa Stato-mafia.
 
Buona sera a tutti. C’è voluta una scudisciata etica prima che giuridica come quella della sentenza Torregiani della Corte Europea per aprire gli occhi sull’emergenza carceraria italiana, per prendere atto anche della mancanza dello spazio vitale delle carceri, per capire la distanza abissale che c’è tra il dire di quella che era la legge Gozzini e l’essere delle nostre carceri, per comprendere quanto in noi ci sia oggi dell’ideologia del buttare le chiavi, del punire uguale sorvegliare o forse meglio neutralizzare, dove per noi dobbiamo intendere – parliamoci chiaramente – non solo la politica ma anche la società e la stessa magistratura.
 
Quindi c’era la necessità di un intervento strutturale dopo la Torregiani e le condizioni però non erano affatto favorevoli, le condizioni politico-istituzionali e scientifico-culturali erano assolutamente avverse rispetto ad ogni possibile progetto. E’ stata un’ operazione molto coraggiosa quella che è stata portata avanti con gli stati generali , poi con la redazione del testo dei punti di delega e poi anche con questo schema di decreto legislativo che è stato in parte commentato da chi mi ha preceduto.
 
Noi dobbiamo dircelo con molta franchezza venivamo da un periodo in cui diciamo l’impianto della Gozzini era stato progressivamente smantellato, eroso da una serie di misure Continua a leggere

BANCA NUOVA (BANCA POPOLARE DI VICENZA) E I SERVIZI SEGRETI

Silenziato chiunque tocchi Gianni De Gennaro e i servizi segreti. Dalla condanna di Massimo Ciancimino allo scandalo sui conti riservati dei servizi subito stroncato 

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Foto: Dagospia

Mentre tutta l’Italia era distratta a discutere e discernere sulla morte di Salvatore Riina (il capo dei capi dei pupazzi, cioè il nulla) e sui soliti scandali giudiziari che hanno colpito gli eletti siciliani all’ARS (il sequestro di Genovese è l’ultimo della serie iniziata il giorno dopo le votazioni), le vere notizie passavano inosservate. Come sempre, la nostra attenzione viene sapientemente deviata e noi nemmeno ce ne accorgiamo.

Le notizie della settimana scorsa sono state due, anzi tre. Il filo conduttore, i servizi segreti e Gianni De Gennaro: chi tocca i fili muore. Eccole: Continua a leggere

Quell’appartamento dell’uomo di Narracci nel palazzo di via Ughetti

sagomaIn relazione all’articolo sul funzionario del Sisde/Aisi Lorenzo Narracci “L’uomo delle coincidenze”, da me pubblicato il 19 dicembre su questo blog, sul Fatto Quotidiano di oggi apprendiamo nuovi fatti importantissimi a proposito del covo di via Ughetti dove Nino Gioè e Salvatore La Barbera avevano preso un appartamento in affitto mentre un altro appartamento era stato preso in fitto dal boss Salvatore Benigno.

Avevamo scritto delle strane telefonate di Lorenzo Narracci, allora vice capocentro del Sisde di Palermo, al costruttore del palazzo di cui l’ultima lo stesso giorno in cui fu siglato il contratto per entrambi gli appartamenti e della strana presenza del funzionario del Sisde di Palermo Nunzio Purpura riscontrata dal commissario Bonferraro della DIA che all’epoca svolgeva le indagini che avrebbero portato all’arresto di Gioè e La Barbera.

Sandra Rizza e Giuseppe Lo Bianco, in un articolo dal titolo “Il boss, il killer e l’uomo Sisde nel palazzo dei misteri del ‘93” – leggibile online dagli abbonati e sul cartaceo in edicola -, scrivono: Continua a leggere

Nino Mandalà e il suo sì al referendum

Molti si chiedono come voterà in questo referendum Cosa Nostra. La domanda non è facile se vediamo come si sono divisi nei due schieramenti i vari personaggi politici che storicamente hanno raccolto i consensi dei boss mafiosi. Sembra che in Sicilia i gattopardi si siano spalmati sui due schieramenti.

Ma a una più attenta analisi capiamo che ormai Forza Italia (al di là del poco genuino appoggio di Berlusconi al no, fortemente sostenuto però da Micciché) rappresenta il “vecchio”, come agli inizi degli anni ’90 era diventata la DC. Il “nuovo”, nel quale cercare nuovi referenti non può che essere il renzismo e il partito della nazione.

Non è casuale l’attivismo di Renzi in Sicilia dove sta girando tra Palermo e il resto dell’isola per spostare gli equilibri, promettere, trattare. Renzi sa che la Sicilia è decisiva e sa che la Sicilia è scontenta del suo governo. Continua a leggere

Peggio di Trump c’è solo la Clinton?

unknownLe indagini dell’FBI e il sostegno a Trump di personaggi come Edward Luttwak mostrano il quadro complesso dello scontro di potere in atto

Ormai anche i più accaniti sostenitori di Trump nostrani in salsa anti sistema devono ammettere che se la Clinton è sostenuta da parte importante dell’establishment e delle lobby guerrafondaie nonché da buona parte della stampa, Trump non è sicuramente un outsider scomodo a tutti centri di potere. D’altra parte come potrebbe un miliardario come Trump, il tycoon, esserlo? Continua a leggere

Quegli strani annunci su Matteo Messina Denaro

schermata-2016-10-22-alle-13-01-16E’ da qualche giorno che circolano voci su Matteo Messina Denaro. Oltre i soliti annunci  da parte di politici ed esponenti delle istituzioni sull’imminente cattura e sulla sua rete di protezione che si sarebbe fatta sempre meno fitta, si aggiungono delle novità. Il 16 ottobre il quotidiano Repubblica riportava la notizia che oltre a ROS e SCO (guidato da Renato Cortese, lo stesso che arrestò Provenzano a Montagna dei Cavalli) il governo Renzi ha messo in campo anche l’AISI (il servizio segreto civile ex SISDE) nella ricerca del superlatitante, l’ultimo volto noto di Cosa Nostra ancora libero.

Oggi sempre Repubblica riporta la notizia che un avvocato dei Messina Denaro ha annunciato pubblicamente in aula che il boss trapanese è morto. Continua a leggere

D’Alì: le pressioni contro Linares e la memoria tardiva di De Gennaro

Schermata 2015-09-30 alle 20.40.38La Procura Generale di Palermo ha chiesto la rinnovazione dell’istruzione dibattimentale nel processo d’appello a carico del senatore di Forza Italia ed ex sottosegretario del ministero dell’Interno e presidente della Provincia di Trapani, Antonio D’Alì, per concorso esterno in associazione mafiosa. Il PG Gozzo, che sostiene l’accusa, ha richiesto l’acquisizione di una serie di prove documentali e l’ammissione di alcuni testi, tra i quali il prefetto Gianni De Gennaro, ex capo della Polizia, poi direttore del DIS, oggi presidente di Finmeccanica, dopo una parentesi come sottosegretario con delega ai servizi del governo Monti. Continua a leggere

Se Berlinguer non fosse morto, Napolitano si sarebbe dimesso

berlinguer vs napolitano

Nella foto in alto: 26 settembre 1980 – Enrico Berlinguer davanti ai cancelli FIAT di Mirafiori a Torino promette l’appoggio del PCI alle lotte degli operai in sciopero, anche in caso di occupazione della fabbrica; In basso: Giorgio Napolitano con Gianni Agnelli. Secondo il racconto di Napolitano, i due si erano incontrati per la prima volta in America nel 1978 instaurando un rapporto di “schietta cordialità e simpatia”

In questi giorni è ricorso il trentunesimo anniversario della tragica morte di Enrico Berlinguer. Era l’11 giugno 1984 quando il leader del partito comunista si spense in seguito all’ictus che lo aveva colpito quattro giorni prima durante un comizio elettorale a Padova. Il 13 ebbero luogo i funerali oceanici. Alle successive elezioni europee del 17 giugno il PCI stravinse le elezioni, arrivando al 33.33% e conquistando più voti e seggi della DC. Un terzo degli elettori italiani votava comunista. Continua a leggere